COS'È: un finto documentario su una cittadina dell'Ohio devastata dall'uragano Gummo.

"Xenia, Ohio. Xenia, Ohio. A few years ago, a tornado hit this place. It killed the people, left and right. Dogs died. Cats died. Houses were split open, and you could see necklaces hanging from branches of trees. People's legs and neck bones were sticking out. Oliver found a leg on his roof. A lot of people's fathers died, and were killed by the great tornado. I saw a girl fly through the sky, and I looked up her skirt. Her skull was smashed. And some kids died. My neighbor was killed in that house. He used to ride bikes and three-wheelers. They never found his head. I always thought that was funny. People died in Xenia. Before dad died, he had a bad case of the diabetes."

Inizia così, con questa descrizione in voiceover da parte di uno dei protagonisti di Gummo, mentre le immagini scorrono proiettandoci all'interno di questo mondo fatto di disagio e malessere.

Gummo non è stato girato veramente in Ohio, ma Xenia è perfetta per questo scopo per due motivi: è davvero una città perennemente devastata da tornado e uragani e il suo nome deriva dalla parola greca che significa "ospitalità".
Ovviamente, come già succedeva in Kids, di ospitale qui non troviamo nulla: ci muoviamo tra bambini orfani che cacciano gatti da rivendere al macellaio di zona in cambio di colla da sniffare, fratelli che per guadagnare due soldi fanno prostituire la sorella down e genitori che nella migliore delle ipotesi sono assenti, squilibrati o iracondi.
E questo è il meno.
Tra amoralità e degrado, Korine vuole colpirci allo stomaco, ma non c'arriva.
Buona la fotografia che graffia e ottima la neutralità della camera (molto vicina al Dogma 95 di Von Trier, anche se qui la colonna sonora death e heavy metal fa la sua parte), ma questi due elementi non riescono a compensare una narrazione superficiale.
La mancanza di una sequenzialità non è un problema se gli spaccati rappresentati sono connessi tra loro e con l'ambientazione, ma è proprio qui che Gummo cede: il territorio, che stando alla frase d'apertura dovrebbe essere teatro e chiave di lettura di tutto, si limita a fare da scenografia.
Le ottime riprese (originali, sporche, in movimento) non arrivano a farci vedere perché questo antro di mondo è così e non riesce a riprendersi; perché la gente che vive qui non ha l'opportunità di uscire da questo degrado; come Xenia annienta tutto e tutti.
I white trash sono presentati come dati di fatto, senza se e senza ma, per questo Gummo graffia solo la superficie e non ci tocca dentro.

La famosa sequenza della vasca ci schifa, sì, ma è facilmente dimenticabile, come lo sono le torture sui gatti, la scena dell'eutanasia e il continuo vagare di BunnyBoy, che poteva portarci a capire meglio la situazione ed invece è un mero pupazzo bidimensionale che passa da un cavalcavia ad una piscina gonfiabile.


GUARDALO SE:
vuoi avere un'assaggio di camera neutrale
vuoi scoprire che sì, i white trash esistono davvero e no, non sono poi così attraenti

EVITA SE:
sei facilmente impressionabile (nel film troviamo droghe, violenza, vandalismo, malattie mentali, degrado, povertà, omofobia, abusi, prostituzione, disagio, violenza sugli animali ed eutanasia homemade. Quasi tutto contemporaneamente)
vuoi farti impressionare davvero (c'è di meglio, in giro)

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Edna Von V
Se c'è qualcosa di più importante del mio ego su questa nave, la voglio catturata e fucilata.

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