The Martian (Ridley Scott, 2015)

COS'È: la prova che è morto lo Scott sbagliato.

Prima di linciarmi, vorrei dire che il film mi è pure piaciuto: si lascia guardare, scenograficamente è una bomba e vale pure i 7 euro che vi chiede la cassiera.
Però poteva essere molto meglio, semplicemente con un adattamento diverso e un registra diverso.
Migliore, direbbe qualcuno (tipo me).

Perché ho riflettuto molto (vabbè, si fa per dire, dai) prima di scrivere questa recensione: visivamente è un film molto bello, ma è diretto male, nel senso che sono proprio sbagliati i tempi.
E da sceneggiatrice dico che è stato completamente mancato il punto del libro.

Partiamo dalla direzione degli attori.
Mark Watney/libro, è un giocoliere verbale, pieno di ironia, battutine imbarazzanti e citazioni da vero nerd.
Mark Watney/film, mantiene molte delle battute più divertenti (purtroppo non tutte e non c'è una ragione a giustificazione) ma i tempi comici di Scott son tipo quelli effettivi di Trenitalia e quindi l'ironia si schianta di faccia contro lo schermo e resta lì, sospesa e incompiuta.

Ma la cosa che mi ha infastidito di più è stata la sceneggiatura.
Il punto di un film come questo è che la natura umana può fronteggiare anche il più inospitale dei terreni con il giusto metodo: è l'elogio della mente sulla forza bruta della natura.
Mark, di fronte al gelo solitario dell'universo, sceglie di scaldarsi con le scorie radioattive.
È azzardato? Ah, ma vedi un po' te, se è azzardato.
Mark salta in aria diverse volte e la prima lo va mentre cerca di produrre acqua dalla combustione dell'idrogeno. 
Ora: secondo voi è una scelta che uno prende così, alla leggera, quella di quasi farsi ammazzare giocando con gli elementi?
No, e infatti le decisioni che prende tolgono sempre il fiato, soprattutto perché ogni scelta viene contestualizzata, analizzata e poi accolta o scartata. Si segue passo passo la via da incidente a soluzione. 
Nel film il procedimento ha del magico. C’è presentazione della crisi seguita direttamente dalla soluzione, che è una estrema semplificazione dell’iter. 
Mark/film non prende mai in mano un taccuino e fa due conti, non si gratta mai la testa, non pensa 'e mo' da 'sto cazzo di casino come ci esco?'. Avrebbe notevolmente aumentato il senso di traguardo e realizzazione a ogni problema risolto.

Idem per il contatto con la Terra o i compagni: come se fosse caduta la comunicazione pochi secondi prima, entrando in galleria.

Insomma: anche nel trailer c'era la bellissima frase finale, l'elogio all'umanità e agli sforzi collettivi.
Che vuol dire che la prossima volta, Ridley, è meglio se ti fai aiutare. Da qualcuno di bravo.



E ora, come regalo a quelli che 'ma il libro era diverso, era meglio' che per una volta hanno ragione, elenco tutta una serie di cose che c'erano nel romanzo e avrei voluto vedere anche sullo schermo:
- Il film inizia a Sol 18. Il libro inizia da Sol 6. Quindi rimane solo decisamente prima nel libro.
- L'esplosione dell'Hab succede dopo, e danneggia la comunicazione. Lui si ritrova a completare la modifica dei 2 rover (perchè va in giro con entrambi) e a pianificare il viaggio completamente da solo. 
- Le patate alla fine si salvano e sono le protagoniste di una delle frasi finali che dice Mark nel libro e che a me hanno fatto venire i brividi (una cosa tipo 'Lascio su questo pianeta 46 patate. Ecco quanto sono arrivato vicino alla fame')
- Poi c'è la questione del caratterino di Mark e delle (.Y.) che non vengono fatte vedere, e secondo me sarebbe stato da sbellicarsi, invece che intuire soltanto quello che può aver scritto in diretta mondiale
- Durante il viaggio finale (ne fa diversi) si ritrova a dover aggirare una tempesta gigantesca. Da solo, ovvio, mentre sulla Terra moriamo dall'ansia
- Passata quella, cade malamente giù per lo Schiapparelli danneggiando un sacco di roba.
- Niente capitano Lewis grande eroina. La passeggiata della muerte la fa Beck.



GUARDALO SE:
vuoi vedere un film figo sullo spazio, no quella porcheria di Interstellar

EVITA SE:
in verità vi dico: va visto


P.S.: no, non parlo del titolo italiano perché ho già ingaggiato dei sicari e non vorrei risalissero a me
P.P.S.: al di là di tutto, il trailer faceva schifo ed era un cazzo di bignami del film. Un giorno parliamo anche di come si fanno i trailer.
Happy Birthday - 3 anni!

Il blog più improbabile compie tre anni senza rendersene conto (come tutti i treenni, del resto).

Grazie a tutti, soprattutto per il supporto che non merito.