COS'È: l'ultimo film di Giuseppe Tornatore, dopo il dimenticabile Baarìa.
Questo non si allontana di molto, comunque.
Ho aspettato un po' prima di recensire questo film, eppure, nonostante ci abbia riflettuto sopra diverse settimane, non riesco ad inquadrarlo.
In verità è una cosa che succede spesso ai film decisamente mediocri che però vantano un'interpretazione magistrale (basti guardare tutti i biopic degli anni precedenti).
Qui, ovviamente, mi riferisco a Geoffrey Rush: inarrivabile, perfetto, stupefacente.
Riempie lo schermo ogni volta che viene inquadrato, eppure è proprio a causa di questa sua forza che probabilmente è difficile avere un'opinione onesta sul film.
Però, insomma, questo è un blog di recensioni, quindi un'idea devo essermela fatta e dovrebbe anche essere il più onesta possibile, altrimenti questo post era evitabile (SPOILER: certo che era evitabile, ovviamente).
Il soggetto della trama è interessante (un noir ambientato nel mondo dell'arte e delle aste) ma, nonostante questo, il film risulta decisamente troppo manierista e molto prevedibile.
Lo sviluppo della narrazione, purtroppo, è ricco di lacune e buchi e per quanto Rush provi, con la sua interpretazione, a colmarli, questi restano e si fanno sentire.
Tornatore è sicuramente un regista "barocco" e molto formale: se amate l'essenzialità (Haneke, per capirci) difficilmente vi piacerà questo tipo di cinema, che però non va considerato brutto di per sé.
Lo diventa quando la maniera copre i vizi di sostanza, che è esattamente ciò che accade con La Migliore Offerta.
Un vero peccato per uno dei pochi artisti italiani rimasti ad avere velleità internazionali; un buco nell'acqua a breve distanza da Quello Che So Sull'Amore di Muccino; una possibilità (sprecata) di dimostrare che si può essere grandi senza essere antichi; l'ennesima prova che non basta un cast internazionale per ottenere un film internazionale.
Va seriamente rivista la posizione sia di sceneggiatore che di registi: bisogna iniziare a smettere di nascondersi dietro un nome e cominciare a considerare ogni opera come a sè stante.
GUARDALO SE:
vuoi goderti un bel noir e sei in grado di non concentrarti troppo sui buchi di trama
EVITA SE:
non apprezzi un cinema troppo formale e barocco
Invia tramite emailPostalo sul blogCondividi su XCondividi su Facebook
Questo non si allontana di molto, comunque.
Ho aspettato un po' prima di recensire questo film, eppure, nonostante ci abbia riflettuto sopra diverse settimane, non riesco ad inquadrarlo.
In verità è una cosa che succede spesso ai film decisamente mediocri che però vantano un'interpretazione magistrale (basti guardare tutti i biopic degli anni precedenti).
Qui, ovviamente, mi riferisco a Geoffrey Rush: inarrivabile, perfetto, stupefacente.
Riempie lo schermo ogni volta che viene inquadrato, eppure è proprio a causa di questa sua forza che probabilmente è difficile avere un'opinione onesta sul film.
Però, insomma, questo è un blog di recensioni, quindi un'idea devo essermela fatta e dovrebbe anche essere il più onesta possibile, altrimenti questo post era evitabile (SPOILER: certo che era evitabile, ovviamente).
Il soggetto della trama è interessante (un noir ambientato nel mondo dell'arte e delle aste) ma, nonostante questo, il film risulta decisamente troppo manierista e molto prevedibile.
Lo sviluppo della narrazione, purtroppo, è ricco di lacune e buchi e per quanto Rush provi, con la sua interpretazione, a colmarli, questi restano e si fanno sentire.
Tornatore è sicuramente un regista "barocco" e molto formale: se amate l'essenzialità (Haneke, per capirci) difficilmente vi piacerà questo tipo di cinema, che però non va considerato brutto di per sé.
Lo diventa quando la maniera copre i vizi di sostanza, che è esattamente ciò che accade con La Migliore Offerta.
Un vero peccato per uno dei pochi artisti italiani rimasti ad avere velleità internazionali; un buco nell'acqua a breve distanza da Quello Che So Sull'Amore di Muccino; una possibilità (sprecata) di dimostrare che si può essere grandi senza essere antichi; l'ennesima prova che non basta un cast internazionale per ottenere un film internazionale.
Va seriamente rivista la posizione sia di sceneggiatore che di registi: bisogna iniziare a smettere di nascondersi dietro un nome e cominciare a considerare ogni opera come a sè stante.
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Edna Von V
Se c'è qualcosa di più importante del mio ego su questa nave, la voglio catturata e fucilata.
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