Per combattere l’orda di depressione che mi sta assalendo, invece di recensire le 18mila serie tv che ho visto (sono sul pezzissimo, raga, peccato che io non esca di casa per parlare con anima viva da - boh - tre giorni? Ecco) e invece di menare pesantemente tutti quelli che mi dicono 'no, ma dai, non essere triste, suvvia', mi sono rivista La notte dei morti viventi.

Anche perché diciamolo: l'alternativa è andare da tutti quelli che mi dicono 'su, su', sparare loro alle gamba, guardarli mentre agonizzano a terra e ripetere 'dai, su, smetti di sanguinare, suvvia'.
Ma dicevamo: La notte dei morti viventi.
Qui Romero inizia con una coppia di fratelli imbecilli che ha appena macinato tre ore di macchina per andare a cambiare i fiori sulla tomba del padre. 
Nel cimitero i due incontrano uno zombo, il classico zombo con la faccia stralunata, il passo lento e incerto e le braccia in avanti. 
Tipo io ogni mattina.
Il fratello giustamente ci rimane secco (mi avete mai vista alla mattina?), la sorella scappa e scappa e perde le scarpe e urla e inciampa e si scortica le gambe e alla fine si rifugia – chi l’avrebbe mai detto, ma che veramente, mai lo avrei pensato – in una fattoria disabitata. 
Ora, perché girano per strada morti resuscitati non si capisce fino a metà film, quando il notiziario annuncia alla nazione che la causa di questo scompiglio è l’emissione di radiazioni extraterrestri da una sonda spaziale lanciata su Venere e tornata da poco. 
(dovete annuire, a questo punto).

Dicevamo, la ragazzetta si rifugia in questa fattoria, è terrorizzata e se la sta facendo sotto e inciampa anche in un cadavere sbranato, che detto così fa schifo, ma vi giuro: bello.

(Ah, scusate, volevo anche dirvi che alcuni pezzi consistenti del film non li ho rivisti con attenzione perché stavo piangendo sommessamente e vedevo tutto liquido)

Dopo un po’ che la ragazza si aggira sperduta e impaurita, fa capolino altro avventore sfortunato, una specie di Sidney Poitier ma più segaligno. Il tipo, chiamato Ben e animato da ingiustificato ottimismo, si dà subito da fare: inchioda assi alle finestre, aggiusta radio, sradica tronchi e trova paia di scarpe nuove da regalare alla scalza compagna di ventura, che ricambia cotanto coraggio con proposte folli come usciamo nella notte superiamo il branco di zombi e andiamo a recuperare mio fratello che è rimasto nel cimitero (sì, certo, come no). 
Ben a questa proposta risponde tirandole un cazzotto per farla tacere (giuro).

Poi dalla cantina escono altri 5 avventori anch’essi in mood paranoia paranoia, tra i quali si distingue l’uomo più lamentoso e antipatico del mondo, che - mi rendo conto ora - pronuncia tutte le frasi da rompicazzo che sto pronunciando io in questo periodo.
E non ce la faremo mai, conviene chiuderci in cantina almeno lì è sicuro, moriremo tutti ah io me lo sento. 
Tra tutti i personaggi del film lui è quello più odioso, anche perché cacasotto e vigliaccone, ma parliamoci chiaro: io come mi comporterei se fossi chiusa in una casa abbandonata e circondata da 35 zombie? Appunto. Ci ho pensato a lungo, mentre vedevo il film, a quello che farei. Ho pensato che forse anche io proverei a far partire la macchina, costruirei delle molotov per allontanare dalla porta di casa lo zombo, correrei sette chilometri seguita da sette zombi grandi e grossi, in mezzo al bosco. 
Questo, oppure, molto più probabilmente, chiederei in prestito una cinta e mi impiccherei alla prima trave disponibile. Ma forse qui è la depre che parla.

Gli zombi intanto stanno lì, interpretati da questi attori truccati anche poco e male, e camminano piano, si avvicinano alla casa e aumentano aumentano sempre più. Non so spiegarlo, ma a me hanno fatto anche un po’ pena, con quel loro fare impacciato e quella fame atavica.
Alla fine, manco a dillo, tutti i personaggi muoiono tranne Segaligno che passa la notte bianca più bella della sua vita, rinchiuso al buio nella cantina della casa con tutti i corpi martoriati dei suoi compagni e 756 zombi che cercando di sfondare la porta. All’alba, una squadra di soccorso arriva nei paraggi, lui sente i cani, speranzoso esce e viene impallinato in mezzo alla fronte perché scambiato per uno zombo. 
Eh, se uno è fortunato è fortunato.


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Edna Von V
Se c'è qualcosa di più importante del mio ego su questa nave, la voglio catturata e fucilata.

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