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Sì, sarà un post noioso, principalmente perché in Italia nessuno sa quello che - cinematograficamente parlando - succede in India o ci si limita a stereotipi, che poi son i motivi per cui sto scrivendo.

Partiamo con uno dei pochi numeri che spero di citare: il cinema indiano si merita un post perché dallo scorso anno Bollywood è la prima industria cinematografica al mondo. Sì, Hollywood è stata superata: 11 miliardi di dollari contro 12.
Non male per un paese che, a sentire molta gente, ha prodotto solo Slumdog Millionaire.
Ovviamente questo è solo uno dei tanti pregiudizi che affliggono il cinema indiano, proviamo ad elencare i maggiori:

- è un cinema "provinciale"
- non fanno altro che ballare e cantare per un sacco di tempo
- i film sono tutti uguali

Per quanto riguarda l'accusa di "provincialità", difficilmente troveremo qualcosa di più lontano dal vero: fin dagli albori tutto il cinema indiano (come vedremo dopo....) ha sempre tenuto gli occhi aperti per captare le innovazioni stilistiche, partendo dal Giappone e della Korea, fino ad arrivare alla cinematografia statunitense ed europea.
Una delle più grandi ed ammirevoli capacità dei cineasti di questo paese risiede proprio nell'essere in grado di isolare un elemento cruciale o innovativo e di riprodurlo correttamente senza farlo sembrare una scopiazzatura, inserendolo naturalmente nel proprio film, adattandolo alle peculiarità tipiche del cinema indiano.
Ad esempio, i movimenti di camera presenti in Madhumati di Bimal Roy (cito un film del '58 anche per lasciar intendere che non è da ieri che in India esiste il cinema) sono esattamente quelli che Kurosawa fa in Rashomon senza però darci mai l'impressione di aver copiato: il film di Roy continua ad essere un film indiano fino al midollo che ha posto le basi per i successivi lavori di Bollywood, la trama dei due capolavori non è neanche lontanamente assimilabile eppure è chiaro come gli occhi del regista indiano abbiano studiato Kurosawa fino a comprenderne la volontà ed il metodo, per poi applicare entrambi al proprio lavoro.
E stiamo parlando di anni in cui in Italia si guardava al Giappone solo con superficiale curiosità, senza alcuna volontà di imparare o sperimentare, limitando la presenza di questi lavori ai festival.
Probabilmente, la capacità indiana di far propri i canoni e le idee utilizzate altrove è dovuta anche alla storia del paese: l'India è da sempre terra di emigranti, tanto che nel 2011 c'erano 22 milioni di indiani sparsi per tutto il globo.
Con questi numeri non è difficile capire il successo di Bollywood, soprattutto se consideriamo che gli indiani sono una popolazione con un'identità nazionale molto forte che li porta a voler sentire il sapore di casa anche a migliaia di chilometri di distanza, anche diverse generazioni dopo la prima migrazione.
Per questo, questo 22 milioni di indiani, ovunque essi si trovino, vogliono e cercano i film di casa propria (e fanno un sacco di boxoffice, come detto in apertura).

Per quanto riguarda l'accusa di "canti e balli smodati" va detto che sì, un vero film bollywoodiano non è esente da 7/8 numeri musicali e che sì, spesso troviamo produzioni che vanno ben oltre le tre ore (ma anche oltre le quattro senza problemi).
Resta comunque uno stereotipo perché nel momento in cui il cinema indiano ha deciso di non essere più solo un'industria nazionale c'è stata una sostanziale virata verso tempi più "occidentali" e balli meno invadenti, senza però perdere queste peculiarità.
Se per un occidentale, il canto ed il ballo sul grande schermo indicano quasi certamente una commedia (più raramente un dramma, praticamente mai un action movie), Bollywood si fa fautrice di una rivoluzione: in breve tempo, i registi indiani hanno imparato ad evitare l'inserimento forzoso di danze (dove lo straniamento comico era inevitabile e spesso letale) e hanno utilizzato questi inserti musicali sviluppandone l’aspetto “interiore”.
Stop quindi alla commedia romantica a tutti i costi e via alla proiezione su schermo degli affetti e dei pensieri del protagonista, come succede con i flashback, con i sogni o addirittura con i pezzi di chiusura dell’opera lirica. Va anche detto che con lo sviluppo delle tecniche di computer grafica, ormai il ballo può davvero essere inserito nei contesti più diversi senza forzature o traumi per la narrazione.

Specificato questo, abbiamo spiegato anche una parte del terzo pregiudizio, ovvero "i film indiani sono tutte commedie identiche".
Questa tipologia di film esiste, ovviamente, e si chiama Masala Movie: un mix di sentimentalismo sopra le righe, dramma, azione e danze che è stato il marchio di fabbrica del melodramma musicale di lingua hindi (il nome deriva dalla mistura di spezie - masala, appunto - comunemente usata nella cucina indiana).
Come abbiamo visto, però, il cinema indiano abbraccia moltissimi generi (cosa che per esempio gli italiani non sanno o non vogliono fare) e lo fa soprattutto specializzandosi in maniera regionale e linguistica.
Finora, infatti, in questo post è stata utilizzata la parola Bollywood come succede sempre altrove, ovvero come sinonimo di cinema indiano.
Se fino a questo momento ho finto che la cosa mi stesse bene, ora devo specificare: Bollywood è solo UNA delle industrie cinematografiche presenti nel paese.
Di certo la più famosa, ma non l'unica.
Proviamo a fare una breve lista, che 'sto post inizia a diventare lunghissimo:
- Bollywood: generalmente inteso come "cinema indiano" in realtà è il cinema popolare in lingua hindi. Principalmente si tratta di film Masala ma soprattutto negli ultimi anni c'è un'apertura verso drammi o action. Slumdog Millionaire e Il Mio Nome E' Khan rientrano in questa categoria.
Si tratta del cinema più conosciuto a livello internazionale ma che ricopre solo il 25% della totale produzione indiana.
- Tollywood: è il cinema in lingua telogu prodotto ad Hyderabad, nell’Andhra Pradesh. Include anche il cinema di lingua bengali prodotto a Tollygunge, in Bengala. Il Telogu è la seconda lingua dell'India.
I principali temi trattati sono il folklore nazionale o locale, la storia del paese e la mitologia (strettamente legata al fantasy).
I film più famosi a livello mondiale - ovviamente ignorati dall'Italia - sono Swati Mutyam (la storia di come un autistico sfida le convenzioni locali) e Seeta Kalyanam (roba di mitologia, reincarnazioni e divinità con un sacco di braccia)
- Kollywood: è il cinema in lingua tamil. Si tratta di un cinema più impegnato, pur trattando quasi gli stessi temi di Tollywood. I film hanno spesso un taglio politico o di divulgazione culturale.
Oltre a questi tre macromondi, esistono tutte le varie realtà locali (il cinema del Punjabi, quello del Tulu,  del Gujarati e via fino a contarne più o meno dodici) caratterizzate principalmente dalla lingua e dalle location.
A queste quindici (15!) categorie va aggiunto quello che viene chiamato New Indian Cinema o Parallel Cinema, ovviamente inteso come parallelo a Bollywood.
Hipster, non siete nessuno!
Questi film ripudiano tutte le caratteristiche peculiari della cinematografia madre come la lunghezza o la presenza di balli.
Si tratta di realismo estremo, orgoglioso della propria rinuncia ai canti e alle danze, votato alla vita quotidiana e all'impegno.
Paradossalmente si tratta di un cinema conosciuto più all'estero che in patria, soprattutto grazie a registi come Satyajit Ray; parliamo sempre di una nicchia, amata ed apprezzata solo dai cinefili duri e puri.
Nulla che finirà mai in sala a gareggiare con The Avengers.

Più che un post è stato un parto, ma l'India filmica se lo merita.
La prossima volta che arriverà un film indiano in sala, uno di quelli dai budget ridicoli, magari gli darete una chance.
E recuperate tutti quelli che ho citato: ne vale davvero la pena.

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Edna Von V
Se c'è qualcosa di più importante del mio ego su questa nave, la voglio catturata e fucilata.

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1 commento:

  1. Come lo vedi questo PAGLU? http://www.youtube.com/watch?v=WsZulb-Dxro
    Ritmo trascinante fra Pisa e Milano.
    E guarda come si divertono in galleria.

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