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[Gesù, quanto parlo]

Ingiustamente ultimamente si fa un gran parlare di 3D ponendo "il 3D classico" da una lato e l'IMAX dall'altro, come innovazioni in ambito cinema.
Dico ingiustamente perché per prima cosa niente di quello che ho citato nella frase precedente è una recente invenzione cinematografica: l'IMAX risale agli anni '70 con una grandissima evoluzione nei primi anni '90, mentre per il 3D (anche se in maniera più rude rispetto ad ora) i primi tentativi risalgono addirittura agli anni '20.
Come seconda cosa, "3D" è una definizione troppo generica che ha per lo meno tre sfumature molto diverse.

Dai, facciamo subito fuori l'IMAX: è la tecnologia che preferisco ma in Italia non esiste.
No, quello di Pioltello è uno spin off loffo di un IMAX 3D, non è un IMAX 3D: non lo è per dimensioni e nemmeno per tecnologia di proiezione.
Un IMAX prevede un rifacimento radicale sia della sala che delle macchine di proiezione che devono far girare una pellicola più larga (la larghezza del 35mm qui diventa l'altezza). L'adattamento solo dal lato proiezione non è sufficiente: lo schermo non è secondario, cari miei.
Soprattutto all'interno di un IMAX 3D.

Per quanto riguarda la tridimensionalità, questo post cade in concomitanza con una delle uscite più attese dell'anno: Lo Hobbit.
E molte sale hanno la decenza di specificare quel è la tecnologia 3D che usano.
Ma quali sono le differenze tra Dolby 3D, Real D e XpanD? Esistono? O sono solo tre/quattro ragioni sociali di aziende che fanno la stessa cosa?
Sì, esistono, e non sono neanche poche: meglio quindi capirne un po' di più prima di lanciarsi a vedere un film di TRE ORE a 48fps.
Ultima cosa e poi basta: non tutte le proiezioni in 3D del film saranno in HFR. Anzi, la maggior parte sarà normalmente a 24fps.
Ah, i bei tempi in cui noi italiani contavamo ancora qualcosa nel cinema.

- IMAX 3D: ne abbiamo già parlato. Approfondiremo quando arriverà in Italia *supponenza*
- Dolby 3D: per chi distingue il 3D sulla base degli occhialini che gli capitano in mano, son quelli grossi che a fine spettacolo van restituiti, con le due lenti di colore diverso. Il loro nome indiano è 'lenti passive non polarizzate lievemente cromate'. In italiano si traduce come 'i colori sono accazzo'.
A mio avviso è la tecnologia peggiore: come già anticipato, non solo la virata cromatica durante la visione è fastidiosa, ma l'effetto più comune è quello di "sfarfallìo" dell'immagine. In proiezioni double flash (a 96 Hz) è praticamente assicurato; nelle triple flash (144 Hz) invece va già meglio.
Perché i cinema scelgono una tecnologia così scadente? Perché gli occhiali vengono riconsegnati a fine spettacolo, ma soprattutto perché proiettore e schermo richiedono pochissimi interventi di ammodernamento.
- Real D: gli occhiali del Real D sono quelli finto-Ray Ban che a fine proiezione ti lasciano tenere perché costano meno dello stipendio mensile di uno dei bambini cingalesi che cuciono i palloni della Nike.
Il sistema è sempre passivo, ma le lenti sono polarizzate, una in positivo e una in negativo (aka zero colorazione).
La resa cromatica, quindi, è pressoché perfetta anche perché qui la differenza la fanno pure lo schermo e il proiettore: è vero che le lenti tendono ad essere scure, ma per evitare immagini impastare si usano proiettori luminosissimi e schermi Silverscreen per aumentare il riflesso.
Una lieve virata cromatica, quindi, può essere presente anche qui, anche se in maniera nettamente minore, meno invasiva e, personalmente, più piacevole rispetto al Dolby 3D.
Non esiste alcun rischio di sfarfallìo o di mal di testa, gli occhiali sono leggeri (quindi anche chi non è abituato a portarli non dovrebbe incontrare grosse difficoltà), sono monouso (io sono germofobica per cui NON è un dettaglio, per me) e li fanno pure per i bimbi. GIALLI! Fanno riderissimo!
Scusate, torno in me.
Ultimo appunto: trattandosi di riflesso, il Silverscreen non riflette in maniera uniforme all'interno della sala. le file più laterale sareanno leggermente più penalizzate da una visione meno luminosa.
Ora sapete dove sedervi.
- Xpand 3D: al momento sono forse il massimo della tecnologia.
Gli occhiali adottano lenti attive munite di mini pannelli LCD monocromatici.
E qui, cari amici del bosco, la cosa si fa un filo complicata: questi occhiali (grossi come quelli del Dolby 3D, ma più pesanti) sono in grado di interagire con lo schermo grazie ad un sensore infrarosso posto tra le due lenti. Durante la proiezione, l'intera platea è costantemente illuminata da un segnale che, sincronizzando occhiali e immagine sullo schermo, oscura alternativamente le due lenti LCD, creando l'effetto 3D.
In termini di luminosità, l'Xpand 3D è più fedele all'idea del regista rispetto al Real D (anche se questo dipende dai settaggi interni di ogni proiettore); di sicuro la visione è omogenea all'interno della sala, senza alcuna penalizzazione per chi si siede di lato.

Le differenze quindi sono notevoli e, ripeto, non sono da dimenticare nel momento in cui ci approcciamo per la prima volta ad un film proiettato a 48fps.
Già l'HFR permetterà un'immersione totale nell'opera (e che opera...), quindi, qualora volessimo vederlo in 3D, scegliamo con attenzione la sala: si eviti, quando possibile, il Dolby 3D.

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Edna Von V
Se c'è qualcosa di più importante del mio ego su questa nave, la voglio catturata e fucilata.

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