COS'È: il mio eterno sacrificio per il bene di questo blog.
Ebbene sì: io ho visto Oldboy di Spike Lee e non ho coventrizzato il cinema solo per poter fare questa recensione.
Cioè, ci DEVE essere una sezione del CV dove posso inserire questa cosa, non può essere stato uno sforzo vano.

Al contrario di voi, piccoli hipster inutili, io non ho nulla contro i remake, come spiegato ampiamente qui.
Quindi, nonostante l'odio generalizzato, io sono andata al cinema senza troppi pregiudizi, memore delle cose buone che ha fatto Spike Lee.
Che poi, se ci penso bene, l'unica che gli è riuscita davvero è La 25sima Ora. E Inside Man.
Mh.
A ricordarmelo prima, non c'andavo al cinema, in effetti.
Vabbè, comunque, al contrario di voi io ho donato parte dei miei averi alla cassiera e non l'ho fatto imbottita di tritolo.

Dice: quindi com'è 'sto film?
Eh, è sbagliato. Sbagliato come può essere sbagliato un film americano che prova a carpire lo spirito della cinematografia coreana.
Cioè, non c'entra un cazzo col film originale.
Ma niente niente.
In Oldboy di Park Chan-wook (che per brevità d'ora in poi chiameremo TheOne) lo spettatore soffre insieme al protagonista, privato come lui di spiegazioni e di elementi a cui appigliarsi e dai quali creare un ragionamento sensato.
In Oldboy di Spike Lee (da qui denominato AncheNo) è tutto uno spiegone. E voi sapete quanto io AMI gli spiegoni.
AncheNo è praticamente una pagina di Wikipedia su TheOne. Anzi, peggio: è la pagina ITALIANA di Wikipedia, perché è evidente che alcune sottigliezze linguistiche, alcuni aspetti estetici, alcuni tratti stilistici Lee non li sa gestire.
Non è in grado, e la sua è una limitazione tipicamente americana, con quella necessità di dare un nome a tutto, di capire ogni cosa subito, di non lasciare nulla di insoluto, di puntare un riflettore in ogni angolo buio.
Per non parlare della violenza: la violenza americana è un blocco granitico.
Non ci sono dettagli nella violenza a stelle e strisce: è sempre e solo TANTA ed irrealistica, nel senso che la guardi e non ti fa alcun effetto, perché la percepisci distante ed artefatta.
Anche la violenza coreana è irrealistica, ma nel senso opposto: lo spettatore la percepisce come parte di una realtà che a volte diventa davvero beffarda, che ti fa solo esclamare 'dai, cazzo, non è possibile', con quella punta di orrore paralizzante.
Perché è una violenza che parte dall'aspetto psicologico: la sua esternazione fisica è il meno, è quasi una liberazione.

La paranoia, l'ossessione, il limite con la follia: QUESTA è la vera violenza.
Purtroppo l'America non riesce ancora a capirlo e ci regala AncheNo.
Che insomma: anche no.


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Edna Von V
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