Ieri ho visto al cinema Ghostbusters e, come tutti i film degli anni '80 e '90, mi ha colpito nuovamente (e me ne stupisco ogni volta) come si entri immediatamente nel vivo della storia: senza preamboli, senza spiegazioni, senza didascalie.
BAM! - azione immediata: quello che non capiamo, lo capiremo dopo.

I MIEI film belli iniziano quasi tutti così:
in Jurassic Park la guardia muore sbranata da un dinosauro;
nel Re Leone Simba nasce e subito dopo vediamo l'acredine di Scar;
in Ghostbusters, beh, si manifesta un fantasma e conosciamo subito i protagonisti.
Il resto - il come, il perché, le dinamiche interne - lo apprenderemo con calma, nelle scene successive che compongono il primo atto, ma l'azione c'è da subito.
Una grande parte di ciò che rende questi primi momenti memorabili è l'efficacia con cui si stabilisce il mondo della storia che stiamo per vedere. Che tipo di viaggio si presenterà al pubblico in sala? Quali sono le regole di questo mondo? Che cosa ha bisogno di sapere il pubblico, in quanto tale, per appassionarsi senza prevedere il finale e per seguire la storia senza scervellarsi su cosa accade e perché?
Con una buona opening scene, un buon 50% del lavoro è fatto: è vitale saper costruire un'apertura soddisfacente (principalmente perché senza una prima scena forte, nessun produttore arriverà manco a pagina 3 e non scoprirà tutte le eventuali altre cose incredibili nello script e quindi non sarà un film che arriverà nelle sale).

Non solo i film 'datati', però, hanno questa formula: molti registi riescono ad aprire le loro opere così
Cuarón, per esempio, l'ha fatto benissimo in Children Of Men e si è completamente scordato di questa apertura in Gravity. Risultato? Il primo è un filmone e il secondo una merda.

Quelli che non hanno visto Children Of Men è bene che vadano a recuperalo tipo ORA, ma anche senza visione possiamo analizzare l'opening scene.
Anzi, chi non ha già provveduto alla visione sarà il tester perfetto: ditemi se dopo quello che vi descrive non avete voglia di noleggiarlo all'istante.
Niente spoiler, ovviamente: nulla di più di quello che potete trovare in un trailer.

Il film è ambientato nel 2027, quando la popolazione mondiale è diventata infertile.
Già da un po' non nascono più bambini e, di conseguenza, la maggior parte dei paesi sono crollati nel caos.
In questo contesto, Theo è il nostro protagonista, gettato nel mondo della politica e della guerra nel tentativo di proteggere quello che potrebbe essere l'ultima speranza dell'umanità per la sopravvivenza.
Non è un documentario, è una distopia, il che significa che dobbiamo imparare un sacco di cose su questo mondo così diverso da quello in cui viviamo.
Quando ci mettiamo per capire come funziona la questione: poco più di DUE MINUTI.
Vediamoli.
 Le prime parole pronunciate su schermo nero sono 'Assedio di Seattle, giorno 1000' e altre notizie poco rassicuranti sulla chiusura delle frontiere e la caccia agli immigrati. Insomma, le cose vanno malino da un po', almeno tre anni.
 Poi un annuncio del tg ci informa della morte di 'Baby Diego', la persona più giovane del pianeta, nato nel 2009. Questo è il nostro primo indizio: niente più bambini in questo mondo.
La preoccupazione generale verso la mancanza di nuovi bambini emerge istantaneamente dal tg, dove Diego è descritto come una celebrità solo per essere l'ultima persona a nascere.
 Mentre veniamo a conoscenza dei dettagli sulla morte di Diego, vediamo una folla di persone che piangono alla notizia, mentre seguono il telegiornale in una caffetteria: sono assorbiti e devastati dalla news.
 Qui arriva il nostro protagonista, Theo. Afferriamo subito il suo distacco dal mondo che lo circonda - il modo in cui è diverso da tutti gli altri - dal suo comportamento: si fa largo attraverso la folla in lutto per ordinare il caffè; a malapena alzando gli occhi al telegiornale prima di uscire in strada.
• Fuori, ricominciano gli scorci nel mondo stiamo imparando a conoscere: c'è abbastanza tecnologia che non riconosciamo da farci intuire che siamo nel futuro, ma la vita sembra più o meno quella che conosciamo, quindi non siamo *troppo* nel futuro (anzi, l'anno è il 2027). La sporcizia e la decadenza che regnano su ogni cosa, compresa la tecnologia futuristica, ci dipingono un mondo in rovina.
• Camminando per la strada un po', Theo si ferma a 'correggere' il proprio caffè: la storia inizia su questi gesti di distacco e disperazione.
Inaspettata arriva l'esplosione nella caffetteria dove un secondo prima si trovava Theo. Perché questo è il mondo in cui ci troviamo: improvvisi atti di violenza randomica punteggiano anche la più banale delle attività quotidiane. È un mondo dove gli innocenti non sono più al sicuro: questo è praticamente il tema centrale del film e ci siamo arrivati nel più violento dei modi, che però era anche il più semplice. Il caos è ovunque e l'unico modo per raccontarlo è viverlo.
 La scena iniziale si conclude con una donna che barcolla fuori dalla caffetteria distrutta, coperta di sangue mentre tiene in mano il suo stesso braccio amputato.
Ed ecco il tono che ci dobbiamo aspettare dal film: sarà una discesa negli inferi più bui e la violenza non sarà edulcorata.

Sono una quantità enorme di informazioni e Cuarón le ha stipate in 2 minuti e 27 secondi (titoli di testa compresi): colpo d'occhio del mondo, introduzione protagonista, prima esplorazione di alcuni temi e identificazione delle regole alla base della storia. E tutto funziona a meraviglia.

Ricordatevelo al prossimo film che vedrete (coff coff Interstellar sbaglia tutto coff coff).



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Edna Von V
Se c'è qualcosa di più importante del mio ego su questa nave, la voglio catturata e fucilata.

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