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Sì, ok, non sto più facendo i post sulle uscite settimanali, è vero.
Non so, vi mancano? Devo ricominciare a farli? Ditemi e ci penso.

Ok, finita la sezione 'Dillo a Edna', passiamo alla lezione di oggi che poi è la banalità di titolo che vedete lì in alto.
Perché parlare di 'ste cazzate? Intanto perché a me va e qui si fa come dico io, e poi per varie frasi che mi son state dette ultimamente.
Non scendo nel dettaglio, ma riassumo dicendo che il motivo per cui amo il cinema è lo stesso per cui adoro leggere i quotidiani e i romanzi: sono lo specchio della società.
Con la differenza che cinema e romanzi tendono ad 'anticipare' alcune tendenze (a causa della sensibilità degli autori), mentre i quotidiani si limitano a riportare le cose dopo che sono già accadute.

Qual è il principale motore di tutte le opere d'arte?
Secondo me è la paura.
Che si manifesta poi in vari modi e in vari ambiti (paura di non veder ricambiati i propri sentimenti, paura di fallire, paura di morire, fobie vere e proprie, ossessioni, tensioni sociali, dubbi...), ma pur sempre paura è.
Anche il sci-fi, in fondo, si basa sul terrore, anzi: è nato proprio grazie alla paura.

Tutto è iniziato - tanto per cambiare - dagli americani, notoriamente uno dei popoli più paurosi che esistano (che poi è il motivo per cui fan sempre la voce grossa. Sono come quegli uomini di mezza età che, fermi al semaforo col loro mega SUV o l'Hummer, suonano alle giovani donzelle. E tu li guardi e senza ombra di dubbio pensi 'tre centimetri e mezzo, quando gli tira').
La famosa 'paura rossa' tra gli anni '10 e '20 è stata trasposta sullo schermo sotto forma di creature aliene proveniente da altri pianeti, soprattutto Marte (appunto). Lo scontro tra buonismo patriottico e il mondo sconosciuto, sicuramente percepito come pericoloso e mortale, vedeva noi vs mostri (ciao Dalek).
Negli anni ’80 si teme la macchina. Computer, innovazioni tecnologiche, AI, percepite per lo più come dannose per l’essere umano. Si tratta di 'ignoranza', ovviamente, ma è proprio grazie al cinema se abbiamo esorcizzato in breve tempo la paura del nuovo.
Poi sono arrivati gli anni zero e il terrorismo. L'era dell'uomo che colpisce un suo simile davanti agli occhi di tutti. La consapevolezza che non siamo in grado di difenderci da quelli come noi.
Quindi? Quindi a proteggerci serve qualcun altro. Qualcuno migliore di noi, più forte di noi, più puro di noi. Magari anche con un aiutino sovrannaturale.
Un eroe, insomma. Anzi, un supereroe. Meglio: un gruppo di supereroi.
Perché è chiaro: abbiamo paura e siamo alla ricerca di una speranza, della conferma che arriverà qualcuno a salvarci, magari proprio da altri mondi, che ormai non fanno più paura, 'che quella l'abbiamo esorcizzata ormai. Ora ci temiamo a vicenda, ci guardiamo con sospetto, solo il sovrumano può salvare il pianeta dal male.

E qui sorge il problema che ho con buona parte dei film, perché nel momento in cui buona parte di noi vengono svezzati a suon di pane e reportage sull'11 settembre, cosa ci può stupire e toccare?
Più morti, più stragi, più catastrofi. E più budget, ovviamente.
Tutto per gli effetti speciali, ovviamente, a discapito della narrazione.
La paura (sia che parliamo di terrore vero e proprio, sia che ci riferiamo a sospetti) più che di CGI è fatta di dialoghi, di suoni, di sospiri, di non detto e non mostrato.
E' il muoversi dello xenomorfo nell'ombra a spaventarci, non il vederlo in piano americano che ci guarda.
In altre parole sono sparite sia la storia che lo sviluppo delle ossessioni. Siamo alla commercializzazione di un aspetto intimo e personale come l'inquietudine.
E no, non apprezzo. Da amante dell'horror, non riesco più a spaventarmi.
L'alternativa? Sempre più morti, più stragi, più catastrofi, ma molto meno budget. Insomma, cinema d’exploitation, esorcizzazione in diretta, senza passare del super es.
Ed è un'ottima cosa, è l'altro sistema che non funziona.
Non a caso i film più riusciti degli ultimi anni sono film in cui i VFX sono estremamente dosati: e parlo, per esempio, di Moon e di District 9.
Due film su due temi 'paurosi' degli ultimi anni: l’immigrazione clandestina e la perdita di se stessi e della propria identità.
Moon, poi, è davvero un gioiello, con la sua confusione generata dalla clonazione umana e dalle nuove tecnologie mediche, in uno scenario di solitudine nel quale l’uomo si trova a fare i conti con un meccanismo così ben rodato da diventare invisibile e in grado di anestetizzare anche l'opinione pubblica mondiale.
Così la paura funzione, trasformandosi in ossessione, lasciandoti a ragionare su un singolo fotogramma per giorni.
Cosa che sicuramente non succede con Salem di Rob Zombie.
Riuscitissimo, invece, perché pienamente cosciente di questi meccanismi, tanto da spingerli all'estremo fino a trasformarli in altri terrori è The Cabin In The Woods, specchio (horror) di una società che lotta tra l’insensibilità e la speranza, tra scommesse sulla sorte di un gruppo di innocenti, festicciole d’ufficio, rituali religiosi e, infondo infondo, pure giustizia e umanità.

In fondo, se per sognare non mi serve un set rotante montato su un meccanismo basculante idraulico (in altre parole, meglio 8 E Mezzo di Inception), non vedo perché mi devono servire tutti quei trucchi per spaventarmi e non dormire la notte.


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Edna Von V
Se c'è qualcosa di più importante del mio ego su questa nave, la voglio catturata e fucilata.

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