[BENVENUTI AL TREDICESIMO POST-SPIEGONE DI QUESTO BLOG]

È la notizia del momento a Venezia70, probabilmente è la notizia del mese, se non dell'anno, e stavolta pare vera: il Maestro lascia.
The Wind Rises sarà l'ultimo film diretto da Hayao Miyazaki, che ancora non ha detto a chi lascerà le redini (e se esiste un dio, l'eletto NON sarà Goro).

Cosa c'entra questa news con un post-spiegone?
C'entra.
C'entra col fatto che nella giornata di ieri, accanto alla notizia, sono apparsi commenti e post del tipo:
'era ora, non se ne poteva più, faceva sempre lo stesso film da anni e comunque anche quelli belli che due palle'.

*mia reazione*

Ma siete seri?
Qui urge un post spiegone, mi pare evidente.

Perché il motivo per cui io AMO Miyazaki è esattamente una delle principali critiche che gli vengono mosse, cioè la non didascalità dei suoi film.
I personaggi entrano e NON SI PRESENTANO allo spettatore: capisci chi sono, cosa vogliono e perché fanno quello che fanno senza bisogno di parole.
Il character in scena, nel giro di una decina di minuti, ti spiega chi è tramite lo svolgimento della storia.
Esattamente come succede nella vita reale, quando non frequentiamo gli AA ('Ciao, sono Valentina, e dopo anni di alcolismo, da cinque mesi ho smesso di bere sul lavoro' 'Ciao Valentina'*).
Solo gente che ha scoperto l'esistenza del cinema una settimana fa può criticare questo aspetto.
Gente che non è cresciuta con uno dei migliori film mai scritti: Il Re Leone.
(prima o poi spenderò anche due parole sul come mai i film d'animazione sono sempre scritti i maniera impeccabile e nonostante questo son etichettati come robe per bambini)
Il Re Leone dicevamo:
guardate qui solo i primi due minuti.
D-U-E M-I-N-U-T-I.
In 120 secondi, all'interno di un dialogo praticamente perfetto, sappiamo TUTTO su Mufasa e Scar:
il primo forte, nobile, leale e non violento (la scena si chiude con Zazu che lo incita a punire Scar ma Mufasa non ha alcuna intenzione di far del male al fratello);
il secondo debole fisicamente (non solo viene detto, ma lo vediamo prendersela con un topolino e con il povero Zazu)(che comunque un po' se lo merita...), schiacciato dall'infausta linea di successione, dall'animo e dai pensieri violenti, nonostante la sottomissione fisica.
In un live action tutto questo viene spiegato in venti minuti di dialoghi al limite del danno cerebrale.

L'altra critica a Miyazaki è sui temi: 'Parla sempre della natura'.
Ma davvero?
I film coreani parlano sempre della società, con un particolare focus sull'adolescenza e/o la violenza.
Che due palle i film coreani? Non credo.
E comunque Il Castello Errante di Howl, Lupin, Kiki, Porco Rosso: trovatemi la natura come tema centrale QUI e poi ne riparliamo.

Ma torniamo allo spiegone.
Miyazaki. Sarà che sono (siamo) occidentale(i), ma spesso i suoi film hanno qualcosa di profondamente inspiegabile.
Colpa dell’immaginario giapponese? Del loro modo di osservare le cose, anche per questioni religiose? O è tutto merito della creatività di Hayao? Del suo essere così borderline con il mondo onirico?
Non lo so, e forse non voglio saperlo.
Voglio guardare i suoi film e continuare a sentirli magici.
Anche quando non succede nulla.
Perché parliamoci chiaro: in Totoro non succede NULLA.
Ma proprio niente.
E la scena clou è quella dove succede ancora meno che nel resto del film.
Presente, no? La scena dell'autobus.
I protagonisti alla fermata. Piove. È notte e c’è poca luce. Non succede assolutamente un cazzo nulla degno di nota, se non che c'è un coso gigante alto due metri che sembra fatto di peluches con un sorriso strano e una foglia in testa.
Al che la ragazzina dà un ombrello microscopico al coso morbidoso.
Coso lo studia e lo apre. Rimangono così per un bel po’.
Poi la scena finisce.
Ed è una scena MERAVIGLIOSA.
Non saprei davvero spiegarvi il perché: le inquadrature sono impercettibili, i disegni sono come tutti gli altri (colori tenui, linea morbida), l'unico suono è quello della pioggia.
Non è tecnica, insomma.
È il vuoto, forse.
L'assenza di tutte queste cose che riescono comunque a creare un'alchimia speciale.
È poesia. È bellezza ignorante, pura.
È qualcosa che noi, affetti da horror vacui, forse non riusciamo a comprendere fino in fondo.

A volte queste scene sembrano non centrare nulla col film: i voli, le corse in bicicletta...
Aggiungono azione e mandano avanti il film in maniera invisibile.
Sembrano non aggiungere nulla ai personaggi o alla trama. E invece lo fanno.
Lo capisci alla fine, quando ti senti triste perché non sai come andrà la vita di Chihiro, di Sheeta o di Kiki. Personaggi che ormai ti sembra di conoscere da sempre.
Personaggi che hai conosciuto nel loro intimo proprio grazie a quelle scene apparentemente inutili.
Personaggi bambini che non parlano ai bambini.

I film di Miyazaki sono evidentemente pensati e concepiti per un pubblico adulto: per la loro complessità narrativa ed etica, per la saggezza profonda e alcune volte tragica (bene e male non sono mai nettamente scissi, spesso sono due espressioni opposte della stessa matrice), senza per questo rinunciare ai tratti distintivi dell’animazione naif.
I protagonisti sono giovanissimi come da tradizione, e il disegno è complesso nell’inquadratura ma semplice e morbido nel tratto: è un cinema per adulti bambini, o per bambini adulti.

E i temi.
Signori, parliamo dei temi e trovatemi qualcun altro che sia in grado di trattare la guerra, la natura, le donne, l'infanzia, l'amore, la politica e il dualismo bene/male in questo modo.
In maniera estremamente seria, ma usando streghe, bagni turchi, gatti e troll alti due metri.
E il tutto con una coerenza che buona parte degli attuali live action si sogna.
Volete spiegare il panteismo ad un bambino? Fategli vedere Mononoke o Totoro.
La guerra? Howl o Porco Rosso.
Essere se stessi? La Città Incantata.

Divertitevi pure a trovare tutti i legami.
Io resto qui a godermi la poesia.







* Frase di fantasia, ovviamente.
Io bevo SOLO sul lavoro.

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Edna Von V
Se c'è qualcosa di più importante del mio ego su questa nave, la voglio catturata e fucilata.

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