COS'È: un film italiano molto bello.
Ma pensa te cosa mi ritrovo a scrivere di lunedì mattina.
Eppure sono seria e convinta: L'Arbitro è un buon film e non solo per essere italiano.
Si tratta di un film che unisce un'ambientazione internazionale ad un aspetto molto regionale, tipico ed autoctono.
Accanto alle aspirazioni di gloria dell'arbitro Cruciani (Accorsi, che a me non piace, ma ci son due scene che valgono tutti gli 8 euri dati alla cassiera)(*blink*), ci sono le rivalità intestine e gli amori adolescenziali tipici di una terra isolata, che fa 'mondo a sè stante' come la Sardegna.
Zucca riesce dove la maggior parte dei registi italiani fallisce: riesce a dare un quadro realista ed oggettivo della propria terra natale, senza falsi stereotipi, ma allo stesso tempo mantenendo tutti gli elementi cardine che fanno parte dell'iconografia classica della Sardegna.
Come diceva Hitchcock 'Immaginate di ambientare un film in Svizzera. Cosa c'è in Svizzera? Ci sono le Alpi, le fabbriche di cioccolato, ci sono i laghi e gli orologi a cucù. Ad un tratto quindi, si dovranno vedere questi elementi'* ed è una lezione che Paolo Zucca ha interiorizzato alla perfezione.
Nel suo lungo (esattamente come nel corto) troviamo pecore, campi, povertà, uomini semplice e faide brutali, il tutto condito con la giusta quantità di dialetto, ma nemmeno per un attimo troviamo banalità o stereotipi.
Nemmeno quando il regista calca la mano pesantemente (la crocifissione della pecora).
E non mancano momenti di ilarità, perché la vita è così: tremendamente seria se ci sei dentro, ma assolutamente non sense se la guardi da fuori.
Forse la parte dedica all'arbitro vero e proprio, per quanto molto bella e autentica, risulta un po' troppo limitata per dare addirittura il titolo al film, ma anche qui non possiamo non apprezzare l'ottima regia e la perfetta interpretazione di tutti gli attori.
Ma rapidamente il fuoco ritorna subito sugli aspetti più 'western' del film: i regolamenti di conti, le pianure polverose, i volti segnati, le faide tra nemici - sportivi e non.
Un buonissimo film calibrato alla perfezione, girato con precisione ed ironia (a chi pensa che Zucca abbia copiato La Partita Lenta di Sorrentino, ricordo solo che il corto L'Arbitro viene ben prima, per cui è Zucca che copia Sorrentino che copia Zucca. E già qui mi basta per eleggerlo mio idolo personale) su un tema evidentemente caro e conosciuto a fondo.
Semplicemente gli avrei dato un altro titolo, ma insomma, abbiamo tempo, no?
E Tarantino: *così* si rende omaggio a qualcosa. Quello che fai tu è solo copiare. E male (Django non mi è andato giù, ok?).
GUARDALO SE:
fidati: guardalo. Che ogni tanto vedere un film italiano fa bene all'ego.
EVITA SE:
non sopporti il bianco e nero (e qui sbagli)
non apprezzi i film 'regionali'
*ho parafrasato, non rompete il cazzo
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Ma pensa te cosa mi ritrovo a scrivere di lunedì mattina.
Eppure sono seria e convinta: L'Arbitro è un buon film e non solo per essere italiano.
Si tratta di un film che unisce un'ambientazione internazionale ad un aspetto molto regionale, tipico ed autoctono.
Accanto alle aspirazioni di gloria dell'arbitro Cruciani (Accorsi, che a me non piace, ma ci son due scene che valgono tutti gli 8 euri dati alla cassiera)(*blink*), ci sono le rivalità intestine e gli amori adolescenziali tipici di una terra isolata, che fa 'mondo a sè stante' come la Sardegna.
Zucca riesce dove la maggior parte dei registi italiani fallisce: riesce a dare un quadro realista ed oggettivo della propria terra natale, senza falsi stereotipi, ma allo stesso tempo mantenendo tutti gli elementi cardine che fanno parte dell'iconografia classica della Sardegna.
Come diceva Hitchcock 'Immaginate di ambientare un film in Svizzera. Cosa c'è in Svizzera? Ci sono le Alpi, le fabbriche di cioccolato, ci sono i laghi e gli orologi a cucù. Ad un tratto quindi, si dovranno vedere questi elementi'* ed è una lezione che Paolo Zucca ha interiorizzato alla perfezione.
Nel suo lungo (esattamente come nel corto) troviamo pecore, campi, povertà, uomini semplice e faide brutali, il tutto condito con la giusta quantità di dialetto, ma nemmeno per un attimo troviamo banalità o stereotipi.
Nemmeno quando il regista calca la mano pesantemente (la crocifissione della pecora).
E non mancano momenti di ilarità, perché la vita è così: tremendamente seria se ci sei dentro, ma assolutamente non sense se la guardi da fuori.
Forse la parte dedica all'arbitro vero e proprio, per quanto molto bella e autentica, risulta un po' troppo limitata per dare addirittura il titolo al film, ma anche qui non possiamo non apprezzare l'ottima regia e la perfetta interpretazione di tutti gli attori.
Ma rapidamente il fuoco ritorna subito sugli aspetti più 'western' del film: i regolamenti di conti, le pianure polverose, i volti segnati, le faide tra nemici - sportivi e non.
Un buonissimo film calibrato alla perfezione, girato con precisione ed ironia (a chi pensa che Zucca abbia copiato La Partita Lenta di Sorrentino, ricordo solo che il corto L'Arbitro viene ben prima, per cui è Zucca che copia Sorrentino che copia Zucca. E già qui mi basta per eleggerlo mio idolo personale) su un tema evidentemente caro e conosciuto a fondo.
Semplicemente gli avrei dato un altro titolo, ma insomma, abbiamo tempo, no?
E Tarantino: *così* si rende omaggio a qualcosa. Quello che fai tu è solo copiare. E male (Django non mi è andato giù, ok?).
GUARDALO SE:
fidati: guardalo. Che ogni tanto vedere un film italiano fa bene all'ego.
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non sopporti il bianco e nero (e qui sbagli)
non apprezzi i film 'regionali'
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Edna Von V
Se c'è qualcosa di più importante del mio ego su questa nave, la voglio catturata e fucilata.
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