COS'È: il film che finora è riuscito meglio a Ron Howard.
Il rosso è il tuo colore fortunato, a quanto pare.

Ci sono due modi per recensire e giudicare un film così: con la testa e con il cuore.
Rush ottiene l'approvazione in entrambi i campi.

Eliminiamo subito la parte 'cuore': la F1 è uno sport che mio padre ha sempre seguito, fino a qualche annetto fa, obbligando le sue figlie (tre, poveretto) a fare lo stesso.
E come dargli torto: ora nemmeno io riesco a trovarlo interessante, ma la mia infanzia è stata segnata dalle levatacce nei weekend per vedere i vari GP.
Non ero nata ai tempi della sfida Lauda-Hunt (a Prost-Senna sì), ma c'è un momento che per me resta il simbolo di questo sport.
E no, non è l'incidente di Lauda. Certo, quelle immagini sono impressionanti: il muro di fuoco, l'inadeguatezza dei soccorsi, la pericolosità della pista, la prontezza degli altri piloti nell'aiutare un compagno... tutto vero e tutto da brivido.
Ma c'è un altro momento che è impresso nei miei occhi di bimba: il ritorno di Lauda, una manciata di giorni dopo l'incidente. Anzi, per essere precisa, la fine della corsa. Quando invece di sfilarsi il casco se lo strappa, perché le ferite sotto si sono aperte e gli hanno praticamente incollato la protezione addosso.

Un gesto eseguito con una calma ed una decisione che non avevo mai visto prima. Ne avevo percepito il dolore, dall'alto della mia esperienza di 6enne che si sbucciava le ginocchia quattro volte al giorno.
C'è tutto questo nel film di Howard? Sì, c'è quel Lauda lì, calcolatore, freddo, deciso. 'Driven' direbbero gli inglese. E mai vocabolo è stato più calzante.
Certo, l'animosità contro Hunt non era esattamente come la vediamo nel film (insomma, non penso si mandassero a cagare ogni due minuti, ma vai a sapere), ma a parte questo?
A parte questo è un ottimo film.
E lo dice anche la testa.

Ottime riprese, interpretazioni superbe (Brühl impeccabile, ma Hemsworth è qualcosa di indescrivibile)(sono seria, prima che facciate della facile ironia), brillanti soluzioni tecniche e fotografia fedele.
Certo, ogni tanto si sprecano le simbologie da scuola elementare, ma insomma, è Hollywood.
E dove non arriva la narrazione eccessiva, arriva la realtà, perché quella faccia mutilata che rifiuta tutt'oggi la ricostruzione è ancora qui tra noi con due vittorie dopo l'incidente, mentre il bello e aristocratico si è bruciato e spento a 45 anni.
Sembra una sceneggiatura, due personaggi usciti dalla penna di uno scrittore, e invece ci sono finiti solo ora, sulla carta e sullo schermo.
Due leggende che abbiamo visto con i nostri occhi e che Howard porta al cinema senza snaturarle.

Film imperdibile, quindi, ma devo avvisarvi: dopo la visione probabilmente vi ritroverete super fan di uno sport che, purtroppo, non esiste più.

Suzy Miller: [talking about the safety of a 1970's F1 car] Why don't they make it safer?
James Hunt: The risk of death turns people on. 

E cavolo se è vero.



GUARDALO SE:
ti era piaciuto Senna
Chrissimo mio <3

EVITA SE:
non sei interessato ai biopic sportivi

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Edna Von V
Se c'è qualcosa di più importante del mio ego su questa nave, la voglio catturata e fucilata.

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2 commenti:

  1. Fossi cattivo, ma proprio cattivo direi: "almeno uno si è spento presto...:) :)"

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    1. OMG, non mi era proprio venuta in mente.
      Cattiveria!!! (però, dai, ci stava) :)

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