[BENVENUTI AL DECIMO POST-SPIEGONE DI QUESTO BLOG]

Tutto ciò che concerne l'arte vive di temi ricorrenti e di archetipi.
Avendo rivisto a breve distanza alcuni film che trattano di un argomento preciso (che casualmente è anche uno dei miei preferiti), questo post-spiegone tratterà del sonno e del sogno (come i più perspicaci avevano già capito dal titolo).

Prima che dal cinema, questo argomento è stato ampiamente analizzato ed utilizzato dal teatro e dalla letteratura, culminando nella persona di Shakespeare, nato e cresciuto in un mondo dove i sogni erano reputati potenti, pericolosi, profetici.
Insomma: Freud, non sei nessuno.

Non è un caso che tutti i personaggi di Shakespeare più introspettivi abbiano dei grossi problemi col sonno:
Amleto dice che potrebbe vivere confinato in un guscio di noce e considerarsi il re di uno spazio infinito se solo non venisse tormentato dagli incubi, e che il problema non è essere o non essere ma dormire e forse sognare;
Riccardo III è perseguitato nei sogni da quelli che ha ucciso, e le maledizioni che gli lanciano poi si avverano nella battaglia finale;
Enrico IV (in un piano sequenza da brivido ripreso nel Falstaff di Orson Welles) offre un pezzo d'antologia sulla solitudine e l'insonnia dei potenti;
Enrico V non dorme la notte prima della battaglia perché la corona che ha ereditato con l’usurpazione di suo padre gli dà il cerchio alla testa.
Perfino in Othello, Iago lancia una maledizione ad Othello dicendogli che né l’oppio né la mandragora potranno aiutarlo a dormire, ora che il mostro dagli occhi verdi (la gelosia) ha preso possesso dei suoi occhi, facendogli vedere quello che non c’è, sognare quello che teme, senza soluzione di continuità.
E poi Macbeth con
‘Methought I heard a voice cry, Sleep no more! Macbeth does murder sleep, — the innocent sleep; Sleep, that knits up the ravell'd sleave of care, The death of each day's life, sore labor's bath, Balm of hurt minds, great nature's second course, Chief nourisher in life's feast.'
È un’allucinazione uditiva, è la maledizione di Caino, dell’assassino che trapassa la sottile linea rossa che divide l’umanità: da una parte l’uomo, la levatura morale e il lavoro, il corso naturale della vita; dall’altra il criminale, la perversione della natura, la distruzione delle differenze tra il sonno e la veglia, l’eclissi totale del bene che passa per la devastazione fisica.
Due tipologie d'uomo divise dal sonno.
Uccidendo, Macbeth condanna sé stesso e sua moglie ad un incubo continuo di insonnia e di colpa senza fine. La moglie si suicida in preda alle allucinazioni, e quel poco che di umano resta in Macbeth viene fatto a pezzi dagli altri, quelli che dormono il sonno dei giusti, quelli che dagli incubi si svegliano e che poi hanno una vita.

Più o meno nello stesso periodo, in Spagna, qualcun altro arrivava alle stesse conclusioni di Shakespeare: Calderón de la Barca con il meraviglioso La Vita è Sogno.
Lui ci dimostra come il confine tra reale e non sia estremamente labile ed effimero, come ogni nostra azione possa equivalere ad un 'aprire gli occhi e svegliarsi', ma anche come ogni nostro risveglio possa essere l'inizio di un sogno.


Chi ha portato tutto questo su grande schermo?
Beh, in molti, a dir il vero. E l'ultimo, in termini temporali, è uno dei peggiori lavori, in questo senso, anche se è stato praticamente omaggiato in lungo e in largo. Mi riferisco ad Inception, che accanto ad alcuni spunti interessanti, sceglie di battere una via comoda, senza rischi, ma anche senza interesse, sprecando un budget stellare senza sfiorare minimamente le vette a cui sono arrivati i film che sto per citare (che per altro disponevano di molti meno fondi).
Quindi ecco un compendio di grandi film sui sogni.
Riprendiamo Shakespeare:
il Macbeth di Orson Welles è il mio preferito, ma vi consiglio vivamente anche quello di Polanski che approfondisce moltissimo il tema dell’incubo (è il primo film scritto e diretto dopo che la Manson Family massacrò sua moglie Sharon Tate, e il trauma gronda da ogni inquadratura) oppure Il Trono di Sangue di Kurosawa se siete ben disposti verso il cinema Orientale.
Senza dimenticare, chiaramente, Sogno di Una Notte di Mezza Estate di Max Reinhardt.
Cambiando autore, sono imperdibili: Un Cane Andaluso di Luis Buñuel, Sogni di Kurosawa, Institute Benjamenta - or This Dream People Call Human Life dei fratelli Quay, Blue Velvet di David Lynch e Otto e Mezzo di Fellini.

Sì, ce ne sono anche molti altri, ma questi sono in assoluto i miei preferiti, i più vicini a quello che dice Prospero:
We are such stuff As dreams are made on; and our little life Is rounded with a sleep.

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Edna Von V
Se c'è qualcosa di più importante del mio ego su questa nave, la voglio catturata e fucilata.

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