COS'È: la serie tv che ho iniziato a guardare solo perché la colonna sonora è dei Mogway e che ho divorato in pochissimo tempo per la sua meravigliosità.
Sì, fanno pure la seconda serie. Bravi francesi.
Tra un anno. Cattivi francesi.

Il teaser era molto chiaro: gente che torna dall'oltretomba e OST dei Mogway.
Per un attimo mi sono sentita capita ma la delusione di The Walking Dead è ancora troppo recente per non bruciare.
Invece Les Revenants (che sull'onda di #LesMis potrei chiamare #LesRev perché mi pesa il culo e ho paura di sbagliarlo) è ottimo prodotto che va ben oltre le più rosee aspettative.
Mi par di aver capito che in patria sia stavo venduto come il nuovo Twin Peaks e capiamoci subito: non lo è, ma non è neanche così azzardato come paragone.
Rileggete pure la frase: sì, l'ho scritto e lo penso davvero. Con le dovute misure, ovviamente.

Tipo la suggestiva e stranissima ambientazione: la città in cui si svolge la storia è arroccata sui monti nei pressi di una diga che spesso mi ha ricordato la cascata vicino al Great Northern Hotel.
Oppure il Lake Pub, il triste localino dove i ragazzi del posto si trovano, può richiamare il Roadhouse.
Le similitudini, però, si fermano qui: mentre Twin Peaks ci ha stupito col suo aspetto onirico, LesRev vive di mistero e di domande molto più quotidiane e banali: perché sono tornati? Perché proprio loro e non gli altri? Cosa vogliono? Ci faranno del male? Sono tornati per restare? Ora che ho di nuovo mia figlia, come faccio a non farmela portare via?
Tante domande, tutte sospese in quest'atmosfera alternativa, quasi da Lasciami Entrare.
Ma, anche qui, con una grande, grandissima differenza: i colpi di scena ci sono, ma sono gestiti magistralmente, senza la voglia di stupire tipicamente americana (e che ha finito per rovinare TWD) grazie ad un realismo e ad una naturalezza quasi disarmanti.

Le storie presentate sono diverse, spesso senza alcun legame tra loro (se non il fatto che i protagonisti sono morti e abitavano in questo paesino), e anche se si parla di "zombie" non assistiamo MAI a scene cruente o a violenza gratuita.
Che comunque è latente e attraversa, principalmente, la storia del piccolo Victor.

Definirli "zombie" comunque è errato: sono morti che ritornano, ma non sono né fantasmi né in putrefazione.
Sono esattamente quelli che erano quando sono deceduti.
Sono sempre affamatissimi, ma non si cibano di cervelli.
Non dormono mai, ma rispettano i bioritmi umani.
Tutti gli interpreti sono impeccabili e, come noi, sono alla ricerca di risposte: un atteggiamento comprensibile, elementare. Umano, appunto.
Nonostante il punto di partenza sovrannaturale, quindi, ci troviamo immersi in una quotidianità più che palpabile che cerca di far combaciare gli strani avvenimenti che stanno accadendo (tra gli altri, si sta anche abbassando il livello del bacino artificiale) con la voglia di andare avanti.

Chiudo riprendendo uno degli elementi citati in apertura: l’atmosfera misteriosa e drammatica non sarebbe la stessa senza la PAZZESCA colonna sonora firmata Mogwai: il gruppo post rock sottolinea con un commento minimale ma intenso i momenti più angoscianti e quelli più significativi.

Un mistery delicato, in grado di shockare senza urlare: attenderete impazienti la seconda stagione (febbraio 2014!).


Vi posto solo la sigla: tutta la colonna sonora è acquistabile qui o auscultabile su youtube qui



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ti piace The Killing
ti è piaciuto Lasciami Entrare
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EVITA SE:
ti aspetti spargimento di sangue e zombie propriamente detti. Anche se quando si tolgono la pelle in semi-putrefazione dalla faccia o dalla pancia è parecchio fico.

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Edna Von V
Se c'è qualcosa di più importante del mio ego su questa nave, la voglio catturata e fucilata.

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