[E iniziamo l'anno con una botta di positività e perché mi va di parlare di uno dei registi che stimo di più]

L'essere umano è un enigma in primo luogo per se stesso e questo principio è solidamente alla base della filmografia di David Fincher: tra ombre e segreti, ogni relazione che intraprendono i suoi personaggi è costellata di bugie e perversione.

Fincher è conosciuto tra gli addetti ai lavori come un regista meticolosissimo, in grado di pretendere di girare una singola scena più di 50 volte per avere più opzioni in fase di montaggio.
Come molti altri, ha iniziato a dirigere video musicali e spot pubblicitari per Propaganda Films (esattamente come Michael Bay, Michel Gondry, Spike Jonze e Zack Snyder) ma ora è riconosciuto come uno dei moderni autori americani.

Prendendo spunto da Hitchcock, Fincher approfondisce la suspense che deriva dalle ombre. I suoi film sono visivamente cupi e riflettono, così, i personaggi che ritraggono, i quali mascherano sempre qualche segreto o perversione. In pratica prende lo stile noir e lo adatta a drammi e thriller, rendendoli un successo (quasi sempre).

Questo post-spiega-listona si propone di rendere omaggio a un regista in grado di applicare la sua lucidità misantropa a qualunque racconto.


1. Alien 3 (1992)

Non iniziamo benissimo, diranno i miei piccoli amici.
Qualcuno potrebbe perfino omettere questo film da una retrospettiva sulla carriera di Fincher, ma Alien 3 rimane una lezione importante su come funziona Hollywood e sulle pressioni monetarie dietro ai blockbuster.

Alien 3 è stato condannato fin dall'inizio. Diversi registi e sceneggiatori hanno lavorato al progetto nelle prime fasi e i segni di tutti sono rimasti sulla sceneggiatura, nonostante abbiano poi abbandonato la produzione. Anche Sigourney Weaver ha avuto diversi ripensamenti prima dell'offerta di cinque milioni di dollari e la possibilità di diventare co-produttore.

È stato in quel momento che un giovane David Fincher è stato portato a bordo e le riprese sono iniziate senza un copione finito. Nel corso dello shooting, i produttori hanno annullato molte delle decisioni creative di Fincher, con conseguente tensione sul set che ha fermato ripetutamente le riprese. Al termine, lo studio ha rielaborato il montaggio finale del film e, per tutta risposta, Fincher ha rinnegato completamente il film. Parole sue: "Nessuno odiava Alien 3 più di me; fino ad oggi nessuno lo odia più di me. "

Una volta distribuito, Alien 3 è stato considerato un flop finanziario in America, incassando solo 55 milioni dollari (comunque più di quanto abbia guadagnato in totale nel resto del mondo). Il film ha ricevuto pesanti critiche per la sua mancanza di narrazione drammatica e il fatto che ha 'annullato' buona parte di ciò che accade negli Alien precedenti.

Ma non tutto è da buttare: visivamente e timbricamente, Fincher riesce a trasmettere un'atmosfera agghiacciante, angosciosa e lentissima: ciò si traduce in un pezzo importante all'interno del mondo sci-fi. Un pezzo estremamente nichilista, chiaro.



2. Se7en (1995)

Dopo Alien 3, Fincher non legge una sceneggiatura per oltre un anno e mezzo (poi uno dice il trauma). Accetta di dirigere Se7en dopo aver letto lo script di Andrew Kevin Walker dove ha visto una grande meditazione sul male, piuttosto che un police procedural.
La storia spero la sappiate: i detective David Mills e William Somerset indagano su una serie di omicidi legati ai sette peccati capitali.

Precedente all'esplosione del torture porn degli anni 2000, Se7en rende omaggio a Hitchcock più di quanto non faccia solitamente Fincher. Dimostra, così, un principio estremamente importante: ciò che non viene mostrato sullo schermo è sempre più terrificante di quello che è messo in mostra.
Il pubblico segue le prospettive dei due detective omicidio dopo omicidio e arriva sul luogo del delitto sono l'indomani, colmando i vuoti con immagini terribili.

Il mondo di Se7en è estremamente tetro: piove sempre, tutti i giorni, come se l'intera città stesse provando a pulirsi del peccato. La violenza e la tensione sono ovunque, sia che si tratti di atti di criminalità e omicidi che sono prevalenti in tutta, che dell'agitazione turbolenta dell'appartamento Mills.

Il film pone anche domande pesanti riguardanti il male e l'apatia. Mills, Somerset, e John Doe rappresentano diversi dilemmi morali. I detective lottano per la giustizia, anche se alcuni sono corrotti. In modo simile, John Doe si batte per eliminare coloro che ritiene il male in terra. Una delle implicazioni più spaventose del film è che, se bypassiamo il fatto che John Doe uccide, i tre protagonisti andrebbero estremamente d'accordo tra loro: sono quasi la stessa persona. Eppure...

Kevin Spacey interpreta il serial killer in maniera così eccezionale che è immediatamente diventato uno dei più grandi cattivi del cinema. L'impatto dei crimini di John Doe risuona perché non si pone sopra le sue vittime: egli giudica se stesso con la stessa violenza, come vediamo alla fine.
Siamo affascinati dalla sua posizione e dalla sua coerenza, che ci spaventa perché non ci appartiene.

Ben noto per la sua conclusione scioccante, forse non tutti sanno che la New Line ha cercato di cambiare il finale del film più volte. Originariamente chiesero ad Andrew Kevin Walker di dare una chiusura più "tradizionale", cosa che lui, diligentemente, fa. Per errore, però, la New Line invia a Fincher la prima stesura e sulla base di questa il regista accetta.
Credo siano saltate diverse teste in New Line, quel mese.
Ma anche dopo aver completato le riprese, lo studio ha tentato di convincere Fincher a cambiare il contenuto del pacco con qualcosa di meno terrificante. Ma come in una favola, a questo punto Brad Pitt si unisce a Fincher nella lotta per mantenere il finale shock. Le scene finali di Mills che viene portato via e Somerset che cita Hemingway sono state girate solo per placare lo studio.

Risultato? Oltre 300 milioni di dollari. A metà degli anni '90.
Stica.



3. The Game (1997)

Michael Douglas interpreta Nicholas Van Orton, un ricco uomo d'affari che vive nella tenuta dove suo padre si è suicidato. Il giorno del suo 48simo compleanno, il fratello gli regala un buono per un 'gioco di ruolo' organizzato dalla Consumer Ricreazione Services. Nicholas accetta, ma si trova ben presto coinvolto in una cospirazione che minaccia la sua vita.

Il film merita una certa sospensione dell'incredulità semplicemente per la sua premessa.
È come guardare un topo attraverso un labirinto: The Game è trasparente nella sua realtà intensificata costruita, ma è estremamente simile ad un incubo da cui dobbiamo fuggire.
Tutto sembra credibile dalla prospettiva di Nicholas, ma se guardato sotto una logica lente di ingrandimento, il tutto appare artificiale e pieno di buchi. L'ironia è che questo è esattamente il punto del film: sta allo spettatore decidere se questo è un artificio mirato o se è un errore.

Anche se il film non offre la profondità di altre pellicole di Fincher, The Game rimane un divertente thriller simile ad una ragnatela; ci sono le fantastiche performance di Douglas, Sean Penn e Deborah Unger e la storia riesce a chiudere il cerchio come pochi thriller riescono a fare.



4. Fight Club (1999)

Primo di molti adattamenti fincheriani, Fight Club rimane uno dei suoi film più provocatori e uno dei pochi esempi dove il film è nettamente superiore al libro.

Si tratta di un attacco continuo al consumismo e alla mascolinità in un'America post-femminista, ma spero di non dover ripetere l'ovvio.
Fight Club ci mostra senza mezzi termini il disagio dell'uomo moderno, incastrato in un mondo che lo aliena, reprimendo i suoi istinti e quindi impedendo all'aggressività ed in generale alla pulsione di morte di sublimare. Tale meccanismo di repressione a livello sociologico costringe il protagonista inizialmente a spostare la carica libidica aggressiva sull'acquisto di mobili, vestiti e altri accessori, oltre che sui meccanismi che regolano il sonno.
Il combattimento viene dipinto come un atto di rivolta verso la società, verso il conformismo, il consumismo e la legge dell'apparire al posto di essere. Molto presto all'organizzazione viene dato uno stampo ecoterrorista, con attentati presso sedi di multinazionali e personaggi legati al mondo del potere.

Il film prosegue l'estetica scura di Fincher. Come scelta stilistica, Fincher ha deciso di girare quasi interamente di notte, sparando alcune sequenze del mattino in aree densamente ombreggiate in modo che tutto appaia buio e rabbioso.

Tanto per cambiare, anche lo studio e la critica inizialmente hanno avuto pareri discordanti sulla pellicola (anche il timing non è stato il migliore: il film esce in US solo 4 mesi dopo la sparatoria della Columbine), ma in breve è diventato un fenomeno di culto.



5. Panic Room (2002)

Con Fight Club e i suoi 100 set diversi, Fincher ricerca la semplicità nel film che segue e la trova in Panic Room, un thriller su madre (Jodie Foster) e figlia (Kristen Stewart) che si nascondono nella loro panic room durante un furto in cui i ladri stanno cercando di arrivare a una cassetta di sicurezza posta esattamente sotto le due protagoniste. Il film si svolge interamente nella casa appena acquistata del protagonista, Meg Altman.

Grazie alle telecamere di sorveglianza, il sistema di collegamento per l'esterno e una linea telefonica separata, il tutto sembra un videogioco: il pubblico può vedere entrambi i lati della tensione e le mosse che stanno giocando contro l'altro.

Come il conflitto tra le due parti si aggrava, il legame madre/figlia cresce, mentre quello tra i ladri si indebolisce. Pur non offrendo molta profondità in termini di relazioni umane, Panic Room intrattiene senza appesantire.
Non è il miglior Fincher mai visto, ma lui stesso ha affermato che il film ha la volontà di essere un film 'popcorn' e nulla di più.
Operazione riuscita.

[continua]
qui la seconda parte

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Edna Von V
Se c'è qualcosa di più importante del mio ego su questa nave, la voglio catturata e fucilata.

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3 commenti:

  1. Ottimo Valentina! Va da sé che aspetto la seconda parte!
    Lo spammo un po' in giro! ;)

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  2. Stavolta è già pronta e la posto domani :D
    Grazie (e buon anno!)

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  3. Benissimo! Dopotutto si parla di Fincher (e del tuo blog ovviamente)!
    Buon anno anche a te! :)

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