COS'È: l'ennesima conferma che più si parla di un film, maggiori sono le probabilità che sia una ciofeca.
Del resto, cosa potevamo pretendere da un film le cui riprese sono iniziate meno di sei mesi dopo la morte di Steve Jobs e fatto uscire in fretta e furia, per lucrare?
Togliamoci subito il dubbio: Ashton Kutcher è ok. Si è preso la briga di studiare il personaggio e tutto sommato non gli riesce male, secondo me. Un po' troppo forzato, a volte al limite della macchietta o del manierismo, spesso simile ad un portatore di Asperger ma alla fin fine ci sta.
In realtà tutti gli attori sono all'altezza, ma nessuno di loro riesce a nascondere le grandissime lacune del film.
E no, non sto assolutamente parlando degli aspetti di imprecisione storica. Chissenefrega della precisione storica: è un film, non una pagina di Wikipedia.
L'errore principale (uno dei tanti) è stato fondamentalmente quello di voler riassumere oltre 25 anni di storia in due ore.
Perché se c'è una cosa che c'hanno insegnato i biopic degli ultimi anni (tutti, dai più riusciti come Il Discorso Del Re o Lincoln a quelli meh come Marilyn a quelli al limite dell'orrore come J. Edgar) è che il modo migliore per portare una figura reale sul grande schermo è rappresentare SOLO uno specifico, limitato periodo della sua vita.
25 anni in due ore danno un solo effetto: sconcerto.
E buchi.
Tanti buchi. Troppi. Pure per chi sa benissimo com'è andata la storia.
Mentre abbiamo un vago senso di ciò che caratterizza fortemente il personaggio - il carisma e la determinazione sono costanti - la cronologia della sua vita è un bel punto interrogativo.
Che non è proprio un dettaglio, quando fai un BIOPIC. (Moglie e figlio da dove escono? E perché la figlia che ha avuto con un'altra donna dorme sul suo divano?).
Era possibile raccontare lo stesso arco temporale senza l'effetto emmenthal?
Sì, secondo me sì.
Cambiando il punto di vista, ovviamente.
Raccontando come la rivoluzione informatica abbia cambiato lo stile di vita casalingo americano.
In venti anni il concetto di home computer è passato dall'essere una curiosità all'imporsi come necessità.
Non era questa, in fondo, la visione di Jobs?
Di colui che non era un ingegnere, ma aveva una visione ben precisa e ha fatto di tutto per dirigersi in quella direzione.
Di colui che non voleva un prodotto migliore: ne voleva uno diverso.
Certo, forse questo film avrebbe avuto come messaggio implicito quello di dire che, senza Steve, Apple è condannata a diventare solo un'altra società di computer, ma con i giusti accorgimenti si poteva evitare questo sottotesto.
In fondo, l'attuale visione di The Walt Disney Company è la stessa di quando c'era Walt.
Si può fare.
GUARDALO SE:
vuoi vedere una buona interpretazione di Kutcher
EVITA SE:
non vuoi uscire con la testa che gira: troppi buchi, troppe lacune, troppe domande irrisolte
Invia tramite emailPostalo sul blogCondividi su XCondividi su Facebook
Del resto, cosa potevamo pretendere da un film le cui riprese sono iniziate meno di sei mesi dopo la morte di Steve Jobs e fatto uscire in fretta e furia, per lucrare?
Togliamoci subito il dubbio: Ashton Kutcher è ok. Si è preso la briga di studiare il personaggio e tutto sommato non gli riesce male, secondo me. Un po' troppo forzato, a volte al limite della macchietta o del manierismo, spesso simile ad un portatore di Asperger ma alla fin fine ci sta.
In realtà tutti gli attori sono all'altezza, ma nessuno di loro riesce a nascondere le grandissime lacune del film.
E no, non sto assolutamente parlando degli aspetti di imprecisione storica. Chissenefrega della precisione storica: è un film, non una pagina di Wikipedia.
L'errore principale (uno dei tanti) è stato fondamentalmente quello di voler riassumere oltre 25 anni di storia in due ore.
Perché se c'è una cosa che c'hanno insegnato i biopic degli ultimi anni (tutti, dai più riusciti come Il Discorso Del Re o Lincoln a quelli meh come Marilyn a quelli al limite dell'orrore come J. Edgar) è che il modo migliore per portare una figura reale sul grande schermo è rappresentare SOLO uno specifico, limitato periodo della sua vita.
25 anni in due ore danno un solo effetto: sconcerto.
E buchi.
Tanti buchi. Troppi. Pure per chi sa benissimo com'è andata la storia.
Mentre abbiamo un vago senso di ciò che caratterizza fortemente il personaggio - il carisma e la determinazione sono costanti - la cronologia della sua vita è un bel punto interrogativo.
Che non è proprio un dettaglio, quando fai un BIOPIC. (Moglie e figlio da dove escono? E perché la figlia che ha avuto con un'altra donna dorme sul suo divano?).
Era possibile raccontare lo stesso arco temporale senza l'effetto emmenthal?
Sì, secondo me sì.
Cambiando il punto di vista, ovviamente.
Raccontando come la rivoluzione informatica abbia cambiato lo stile di vita casalingo americano.
In venti anni il concetto di home computer è passato dall'essere una curiosità all'imporsi come necessità.
Non era questa, in fondo, la visione di Jobs?
Di colui che non era un ingegnere, ma aveva una visione ben precisa e ha fatto di tutto per dirigersi in quella direzione.
Di colui che non voleva un prodotto migliore: ne voleva uno diverso.
Certo, forse questo film avrebbe avuto come messaggio implicito quello di dire che, senza Steve, Apple è condannata a diventare solo un'altra società di computer, ma con i giusti accorgimenti si poteva evitare questo sottotesto.
In fondo, l'attuale visione di The Walt Disney Company è la stessa di quando c'era Walt.
Si può fare.
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Edna Von V
Se c'è qualcosa di più importante del mio ego su questa nave, la voglio catturata e fucilata.
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