COS'È: un film in tempo reale, girato completamente all'interno di un'auto.
Buried, ma fatto ancora meglio.
Finalmente questo anno cinematografico inizia ad avere un senso.
Ivan Locke sale in auto e guida per un'ora e mezza, da Birmingham a Londra.
Guida e fa telefonate. Oppure risponde alle chiamate in entrata.
Tutto qui. Sullo schermo Tom Hardy è l'unico attore e personaggio che vediamo e lo seguiamo mentre la sua vita cade a pezzi, proprio durante quel tragitto di un'ora e mezza.
Una sceneggiatura estremamente lineare ed elementare tiene banco per tutta la durata del film, trascinandoci tra momenti di ilarità e drammi familiari.
Ivan Locke non vuole ripetere gli errori commessi da suo padre, ma non vuole nemmeno che la sua presa di responsabilità vada a minare (letteralmente) le basi del suo lavoro di capo cantiere.
Locke guida e parla: con la moglie, con la donna da cui sta per avere un figlio, con il suo (ex) capo, con il suo collega. E con suo padre. Che non c'è.
Accanto ad alcune scelte un po' troppo semplicistiche (il parallelismo tra la costruzione del palazzo e la venuta al mondo di una nuova vita), c'è l'ottima gestione dell'assenza del padre, con il quale Locke immagina di parlare ed inveire per tutto il tempo.
Un'assenza ingombrante quasi quanto una presenza fisica, tanto da renderlo personaggio quasi tangibile.
Locke guida e ad ogni miglio la sua vita si disintegra: quando parte da Birmingham ha una casa, un lavoro ed una famiglia che lo aspetta per vedere la partita tutti insieme.
A fine film, non avrà più nulla, se non l'assoluta certezza di essere davvero 'l'uomo migliore della Gran Bretagna'.
Insomma, un interpretazione perfetta per una sceneggiatura perfetta. Ed una regia altrettanto perfetta.
Non usciamo mai dall'auto di Ivan, se non per brevi inquadrature sulle altre auto, che sicuramente conterranno altre storie, altri dolori, altre mete e altre scelte.
Chissà se della stessa caratura morale.
GUARDALO SE:
ami il cinema 'in diretta'
EVITA SE:
cerchi esplosioni, salti e spari
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Ivan Locke sale in auto e guida per un'ora e mezza, da Birmingham a Londra.
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Una sceneggiatura estremamente lineare ed elementare tiene banco per tutta la durata del film, trascinandoci tra momenti di ilarità e drammi familiari.
Ivan Locke non vuole ripetere gli errori commessi da suo padre, ma non vuole nemmeno che la sua presa di responsabilità vada a minare (letteralmente) le basi del suo lavoro di capo cantiere.
Locke guida e parla: con la moglie, con la donna da cui sta per avere un figlio, con il suo (ex) capo, con il suo collega. E con suo padre. Che non c'è.
Accanto ad alcune scelte un po' troppo semplicistiche (il parallelismo tra la costruzione del palazzo e la venuta al mondo di una nuova vita), c'è l'ottima gestione dell'assenza del padre, con il quale Locke immagina di parlare ed inveire per tutto il tempo.
Un'assenza ingombrante quasi quanto una presenza fisica, tanto da renderlo personaggio quasi tangibile.
Locke guida e ad ogni miglio la sua vita si disintegra: quando parte da Birmingham ha una casa, un lavoro ed una famiglia che lo aspetta per vedere la partita tutti insieme.
A fine film, non avrà più nulla, se non l'assoluta certezza di essere davvero 'l'uomo migliore della Gran Bretagna'.
Insomma, un interpretazione perfetta per una sceneggiatura perfetta. Ed una regia altrettanto perfetta.
Non usciamo mai dall'auto di Ivan, se non per brevi inquadrature sulle altre auto, che sicuramente conterranno altre storie, altri dolori, altre mete e altre scelte.
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Edna Von V
Se c'è qualcosa di più importante del mio ego su questa nave, la voglio catturata e fucilata.
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