COS'È: l'ultimo capolavoro Pixar. Bentornati, ragazzi.
Non ero convinta: Inside Out sembrava tanto Ma che ti passa per la testa?, quella sitcom anni '90 talmente bella che è stata cancellata dopo 3 stagioni (un record, per l'epoca!).
Poi è uscito il primo trailer e ho alzato un mezzo sopracciglio, esattamente come avrebbe fatto Disgusto (nettamente il mio personaggio preferito, voglio uno spinoff su Disgusto e la moda, Disgusto è la nuova Edna), pensando che umpfh, sì, dai, divertente, ma sarà sicuramente l'unica scena carina del film.
Poi hanno iniziato ad arrivarmi recensioni da amici che vivono all'estero e non dicevano 'simpatico, ci siamo divertiti'.
No: dicevano 'Figata raga, film dell'anno, bomba assoluta'.
Allora vaffanculo, passatemelo che me lo vedo anche io (nei paesi civilizzati è già uscito, da noi esce il 16 settembre, siamo il fottuto terzo mondo).
E quindi l'ho visto.
E ho pianto sei volte.
S E I.
E ora voglio finire questa recensione per ricominciarlo e piangere altre sei volte.
Questo è quanto è bello Inside Out.
La Pixar torna finalmente a fare quello che sa fare alla grande: trovare un concetto raffinato, concentrano tutte le energie nello sviluppo della migliore sceneggiatura possibile e lasciare che nel frattempo i concetti visivi prendano forma.
Non succedeva così bene da Toy Story 3.
Ve lo ricordate Toy Story 3? Io sono uscita dalla sala con la sensazione di aver assistito ad un capolavoro, alla supremazia dell'intelligenza e creatività umana su tutto il brutto di cui siamo capaci. È il mio escape movie preferito, non importa se è un cartone animato.
Bene: Inside Out fa la stessa cosa, con il tema delle emozioni e dell'adolescenza.
La trama è al tempo stesso lineare e complessissima: dopo 11 anni in cui le cinque emozioni fondanti (Gioia, Rabbia, Disgusto, Paura e Tristezza) hanno permesso a Riley di diventare una ragazzina super felice e sorridente, una serie di disguidi portano alla perdita di Gioia e Tristezza.
Ma se pensate che la protagonista sia la ragazza umana, ovviamente siete in fallo.
Gioia, Rabbia, Disgusto e Paura sanno a cosa servono: tenere Riley allegra, far in modo che non subisca torti, che non si intossichi fisicamente e mentalmente e che resti in più al sicuro possibile.
Ma Tristezza? Non staremmo tutti meglio se non ci fosse la tristezza?
Inside Out risponde a questa domanda e lo fa come non ci saremmo mai aspettati da un cartone: dicendoci che no, non staremmo meglio, perché proprio come il film stesso è in equilibrio tra umorismo e pathos, anche la vera felicità non è uno stato granitico di gioia perpetua, ma piuttosto un equilibrio di tutte quelle emozioni che ci rendono umani, e quindi capaci di amore, affetto e tenerezza.
Ogni tanto un bel piantino ci fa essere meno emotivi e ci fa prendere le decisioni giuste.
La gioia a oltranza è ottusa e non è sempre la scelta migliore.
Inside Out è memorabile principalmente per questo suo messaggio centrale: quello che ci dice di fare attenzione a seguire una cultura che costantemente ci dice di non preoccuparci e di essere felici sempre.
Quello che convince gli uomini (nel senso di maschi) che non si piange. Mai.
Mentre gran parte del film ci mostra Gioia che cercando di impedire a Tristezza di toccare i ricordi e quindi imprimere la sua emozione sulle esperienze di Riley, il film ci racconta che la tristezza è un sentimento fondamentale che solo per le nostre necessità, ma soprattutto per interagire correttamente con gli altri.
Crediamo che la felicità sia lo stato d'animo verso il quale tutti noi dovremmo tendere, ma tristezza e malinconia hanno la loro ragione d'essere ed esistono per il nostro bene.
Scusate se avevo dubitato di voi, ragazzi della Pixar.
È bello vedevi così in forma.
Ora, però, me lo fate lo spinoff su Disgusto?
Mi baste anche solo un cortometraggio, vi prego.
TRIVIA:
- San Francisco è riprodotta talmente bene che fa quasi male al cuore
- Bing Bong ad un tratto cita Olaf di Frozen e mi ha fatto sorridere.
- Ad un tratto parafrasano Chinatown e lì credo di essermi innamorata
- Il topo morto sembra molto Ratatuille, ma forse era una mia proiezione
- In tanti altri paesi si chiama ViceVersa e boh, non ho capito perché.
- Come sempre non perdete i titoli di coda. No, non la scena post: proprio i titoli di coda.
- Alcune frasi sono delle chicche, vi riporto le mie preferite, sperando che la traduzione italiana non le rovini troppo.
Papà: Riley, Riley, here comes an airplane.
Rabbia: Oh, airplane. We got an airplane everybody.
Tutti: Ooooh!
Tristezza: Crying helps me slow down and obsess over the weight of life's problems.
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Non ero convinta: Inside Out sembrava tanto Ma che ti passa per la testa?, quella sitcom anni '90 talmente bella che è stata cancellata dopo 3 stagioni (un record, per l'epoca!).
Poi è uscito il primo trailer e ho alzato un mezzo sopracciglio, esattamente come avrebbe fatto Disgusto (nettamente il mio personaggio preferito, voglio uno spinoff su Disgusto e la moda, Disgusto è la nuova Edna), pensando che umpfh, sì, dai, divertente, ma sarà sicuramente l'unica scena carina del film.
Poi hanno iniziato ad arrivarmi recensioni da amici che vivono all'estero e non dicevano 'simpatico, ci siamo divertiti'.
No: dicevano 'Figata raga, film dell'anno, bomba assoluta'.
Allora vaffanculo, passatemelo che me lo vedo anche io (nei paesi civilizzati è già uscito, da noi esce il 16 settembre, siamo il fottuto terzo mondo).
E quindi l'ho visto.
E ho pianto sei volte.
S E I.
E ora voglio finire questa recensione per ricominciarlo e piangere altre sei volte.
Questo è quanto è bello Inside Out.
La Pixar torna finalmente a fare quello che sa fare alla grande: trovare un concetto raffinato, concentrano tutte le energie nello sviluppo della migliore sceneggiatura possibile e lasciare che nel frattempo i concetti visivi prendano forma.
Non succedeva così bene da Toy Story 3.
Ve lo ricordate Toy Story 3? Io sono uscita dalla sala con la sensazione di aver assistito ad un capolavoro, alla supremazia dell'intelligenza e creatività umana su tutto il brutto di cui siamo capaci. È il mio escape movie preferito, non importa se è un cartone animato.
Bene: Inside Out fa la stessa cosa, con il tema delle emozioni e dell'adolescenza.
La trama è al tempo stesso lineare e complessissima: dopo 11 anni in cui le cinque emozioni fondanti (Gioia, Rabbia, Disgusto, Paura e Tristezza) hanno permesso a Riley di diventare una ragazzina super felice e sorridente, una serie di disguidi portano alla perdita di Gioia e Tristezza.
Ma se pensate che la protagonista sia la ragazza umana, ovviamente siete in fallo.
Gioia, Rabbia, Disgusto e Paura sanno a cosa servono: tenere Riley allegra, far in modo che non subisca torti, che non si intossichi fisicamente e mentalmente e che resti in più al sicuro possibile.
Ma Tristezza? Non staremmo tutti meglio se non ci fosse la tristezza?
Inside Out risponde a questa domanda e lo fa come non ci saremmo mai aspettati da un cartone: dicendoci che no, non staremmo meglio, perché proprio come il film stesso è in equilibrio tra umorismo e pathos, anche la vera felicità non è uno stato granitico di gioia perpetua, ma piuttosto un equilibrio di tutte quelle emozioni che ci rendono umani, e quindi capaci di amore, affetto e tenerezza.
Ogni tanto un bel piantino ci fa essere meno emotivi e ci fa prendere le decisioni giuste.
La gioia a oltranza è ottusa e non è sempre la scelta migliore.
Inside Out è memorabile principalmente per questo suo messaggio centrale: quello che ci dice di fare attenzione a seguire una cultura che costantemente ci dice di non preoccuparci e di essere felici sempre.
Quello che convince gli uomini (nel senso di maschi) che non si piange. Mai.
Mentre gran parte del film ci mostra Gioia che cercando di impedire a Tristezza di toccare i ricordi e quindi imprimere la sua emozione sulle esperienze di Riley, il film ci racconta che la tristezza è un sentimento fondamentale che solo per le nostre necessità, ma soprattutto per interagire correttamente con gli altri.
Crediamo che la felicità sia lo stato d'animo verso il quale tutti noi dovremmo tendere, ma tristezza e malinconia hanno la loro ragione d'essere ed esistono per il nostro bene.
Scusate se avevo dubitato di voi, ragazzi della Pixar.
È bello vedevi così in forma.
Ora, però, me lo fate lo spinoff su Disgusto?
Mi baste anche solo un cortometraggio, vi prego.
TRIVIA:
- San Francisco è riprodotta talmente bene che fa quasi male al cuore
- Bing Bong ad un tratto cita Olaf di Frozen e mi ha fatto sorridere.
- Ad un tratto parafrasano Chinatown e lì credo di essermi innamorata
- Il topo morto sembra molto Ratatuille, ma forse era una mia proiezione
- In tanti altri paesi si chiama ViceVersa e boh, non ho capito perché.
- Come sempre non perdete i titoli di coda. No, non la scena post: proprio i titoli di coda.
- Alcune frasi sono delle chicche, vi riporto le mie preferite, sperando che la traduzione italiana non le rovini troppo.
Papà: Riley, Riley, here comes an airplane.
Rabbia: Oh, airplane. We got an airplane everybody.
Tutti: Ooooh!
Tristezza: Crying helps me slow down and obsess over the weight of life's problems.
Paura: Maybe it was a bear?
Disgusto: There are no bears in San Francisco.
Rabbia: I saw a really hairy guy, he looked like a bear.
Gioia: All these facts and opinions look the same. I can't tell them apart.
Bing Bong: Happens to me all the time. Don't worry about it.
Rabbia: Boyband Island? Hope that's just a phase.
GUARDALO SE:
ti erano piaciuti Wall-E e Up
EVITA SE:
sei cretino
oggi sei molto truccata perché piangerai tantissimo
Rabbia: Boyband Island? Hope that's just a phase.
GUARDALO SE:
ti erano piaciuti Wall-E e Up
EVITA SE:
sei cretino
oggi sei molto truccata perché piangerai tantissimo
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Edna Von V
Se c'è qualcosa di più importante del mio ego su questa nave, la voglio catturata e fucilata.
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